martedì 28 dicembre 2021

POST 51 – HO RITROVATO 55.569 PAROLE

Tra la lumachella della vanagloria e i grandi della Mancia, ho riordinato le cose dette in quattro anni di presidenza

Fare, fare, fare era il mio assillo. Ma quando presiedi qualcosa devi anche dire. Dire, dire, dire. Parlare in ogni circostanza, da quelle più banali e veloci ad altre più complesse e corpose.

Mentre le prime, le cose fatte, sono sotto gli occhi di tutti e, bene o male, ci giudicano e ci valutano, le seconde, le parole dette, dopo un po’ di tempo svaniscono come neve al sole.

Capita, peraltro, di godere di fondamentali frammenti di vita nei quali ci è dato riflettere con calma e pacatezza e allora ti chiedi: “Ma che ci sono stato a fare?, cosa ho realizzato?, cosa ho detto?”. E quando me lo chiederanno i miei figli, cosa risponderò loro?

Il dettagliato resoconto delle cose fatte fu pubblicato, come amministrazione, alla fine della legislatura. E su alcune di esse mi soffermerò più avanti.

Le cose dette, invece, sembrerebbero essersi perse nelle circostanze, nei consessi, nei convegni. Eppure non può essere così, perché le parole sono pietre e una volta uscite non si possono riprendere: creano caos o ordinano, distruggono o tracciano il futuro.

Mosso da questa curiosità (ho fatto confusione o aiutato a tracciare il futuro? Ho detto qualcosa di significativo oppure è stato solo flatus vocis) mi ero deciso a partire per riorganizzare le parole perse, quando una lumachella ha fatto capolino. Era la Lumachella della Vanagloria di Trilussa che mi illudeva di aver lasciato un’impronta nella storia locale.

D’altro canto, dovevo decidere se lasciar cadere tutto nell’oblio, oppure fare ordine tra le orme di questo passaggio. Valeva la pena? Era giusto? A chi serviva?

SOGNO O SON DESTO?

Poi, improvvisamente, ho fatto un sogno. Ho sognato Don Chisciotte che percorreva i territori dell’immaginario alla ricerca di una nobile causa da difendere, nemico di quanti usavano la ragione come grimaldello per i loro interessi.

L’anti-eroe pronto a battersi contro il Cavaliere della Bianca Luna e i mulini a vento del potere.

Il simbolo del perdente in un mondo dominato da grinta e decisionismo.

“Il Don Chisciotte che si ostinava a credere, contro l’evidenza, che la bacinella da barbiere fosse l’elmo di Mambrino e che la rozza Aldonza fosse l’incantevole Dulcinea. E con lui è apparso il fido Sancho Panza che lo assecondava, ma che gli mostrava i limiti e i rischi della sua immaginazione, che lo spingeva verso cose più concrete” (C. Magris).

Allora, come di soprassalto, mi sono svegliato e sono venute alla mia mente le parole di una canzone tratta da un album di Francesco Guccini, Stagioni.

“Nel mondo oggi più di ieri domina l’ingiustizia / ma di eroici cavalieri non abbiamo più notizia; / proprio per questo Sancho c’è bisogno soprattutto / di uno slancio generoso… Il Potere è l’immondizia della storia degli umani / e anche se siamo due romantici rottami / sputeremo il cuore in faccia all’ingiustizia giorno e notte / siamo i grandi della Mancha / Sancho Panza e Don Chisciotte”.

Anche io sicuramente in qualche caso ho confuso la bacinella da barbiere con l’elmo di Mambrino. Ho cioè lottato contro fantasmi inesistenti che, magari, erano entrati nella mia mente. Oppure ho preso fischi per fiaschi. Ma posso assicurare che ho combattuto l’ingiustizia (quella che a me sembrava tale) e preso le distanze dal potere, anche se la sua gestione è necessaria nell’amministrare la cosa pubblica. Ma che, se ti si attacca addosso, non ti abbandona più.

Il Don Chisciotte dell’utopia e il Sancho Panza del disincanto hanno lavorato insieme in me e nei miei più stretti collaboratori. Il fido scudiero ha tentato di farmi vedere le cose nella loro cruda verità e realtà e, quando è accaduto, è stato un bene. Ma il Don Chisciotte dell’utopia ha spesso avuto la meglio: dopo tutto è necessario pensare che la vita abbia un senso e un senso abbia quello che stai facendo e, quindi, operare per cercare l’elmo fatato ed incontrare la bellezza luminosa.

HO RITROVATO 55.569 PAROLE

Assorto tra sogni e dubbi e in altre faccende indaffarato, alcuni anni fa, quasi senza accorgermene ho iniziato a mettere in fila le cose dette. Ho preso solo le parti più significative, magari spezzoni di discorsi più lunghi e articolati oppure semplici saluti. Considerazioni alcune, che ho condiviso con i miei più stretti collaboratori e, quindi, risentono anche del loro apporto.

Cosa ne è venuto fuori? Non sta a me dirlo.

Certamente è la testimonianza delle cose dette e, per ciò stesso, delle sensazioni provate e condivise, delle speranze abbozzate mediante 55.569 parole. Forse, vi si può intravedere un filo conduttore, una coerenza di fondo. Magari qualcosa che meriti almeno la dignità di un indice.

Ho ritenuto opportuno aggregare gli interventi per argomenti partendo dai più remoti – e quindi magari semplicemente abbozzati – ai più recenti e compiuti. Ne sono uscite fuori 5 raccolte rintracciabili sul mio sito http://www.stefanogentili.it/prov_amica/introduzione.php

Editoriali e saluti. Considerazioni su ambiente, territorio, infrastrutture. Considerazioni su lavoro e sviluppo. Considerazioni sui fattori di coesione sociale e sull’ente Provincia. Considerazioni su democrazia, società civile, politica.

La speranza è che un domani una giovane ricercatrice, desiderosa di ricostruire – con il giusto distacco e la necessaria obiettività (che io non posso avere) – la vicenda politico-amministrativa locale, s’imbatta anche nelle cose fatte e dette dalla provincia di Grosseto e dal suo Presidente, nella breve legislatura 1995-1999.


1998 Incontro a Grosseto con il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro







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