Il 22 marzo 1995, inaspettatamente, mi
trovai candidato alla presidenza della Provincia di Grosseto. Come fu
possibile?
Ero un ex democristiano, non
iscritto al nuovo Partito Popolare Italiano di Martinazzoli, poi di Bianco.
Insieme ad altri avevo da poco dato vita al Polo della democrazia e della
solidarietà. Teorizzavo la democrazia dell’alternanza nella quale mi vedevo collocato,
dopo la discesa in campo di Berlusconi, nel mezzo campo del centrosinistra.
Come nacque la mia candidatura alla presidenza della Provincia di Grosseto, con
esattezza non saprei dire.
Il mese decisivo fu marzo 1995.
All’inizio di quel mese (il 3), come detto, ero a Borgo Carige a fare quattro
chiacchiere sulla situazione politica italiana. Alla fine, o meglio, il 22, il
Tirreno e La Nazione comunicavano la mia candidatura. “Via Ciani, corre Gentili. Il Polo democratico presenta un cattolico
per la presidenza della Provincia” (Il Tirreno); “Un nome a sorpresa: I Progressisti candidano Stefano Gentili” (La
Nazione).
Il 3 a tutto pensavo fuorché
essere gettato in quella competizione elettorale. Dal 22 dovetti prendere la
bicicletta e iniziare a pedalare lungo un tracciato totalmente sconosciuto.
Cosa si verificò nel mezzo
andrebbe chiesto ai protagonisti politici di quei giorni e di quel tavolo detto
dei progressisti.
Io ricordo una telefonata dalla
sede del PDS di Grosseto. L’interlocutore – che non rammento chi fosse – mi
disse che avevano pensato a me come candidato alla presidenza della provincia e
mi pregava di recarmi a Grosseto rapidamente per un primo confronto con il
tavolo dei leader delle forze politiche che facevano parte di quell’aggregazione.
Mi prese un colpo. Stentai a crederci e provai a non farmi troppe illusione.
Vedrai, mi dicevo, che la bolla si sgonfierà rapidamente. Non fu così, e partì
l’avventura.
Rispondere alla domanda sul perché la scelta cadde su di me (ma
poteva orientarsi anche su qualcun altro con caratteristiche simili alle mie)
vuol dire fare mente locale su quanto politicamente era accaduto nel triennio
1992-1995.
Precisando che, probabilmente, la domanda da fare è un’altra: perché si cercava qualcuno che non provenisse dal solito circuito social-comunista? E quella successiva: perché preferibilmente si puntava su qualche persona al di fuori dei giochi di palazzo, proveniente dalla cosiddetta società civile e in particolare dal mondo cattolico e che in qualche modo fosse riconoscibile per la questione morale? Dunque, perché?
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